Cappuccino, com’è nato? Ecco la sua Storia

la storia del cappuccino

La storia del Cappuccino, tra miti e verità

La storia del cappuccino è lunga e documentata: nasce da scambi culturali ma si sviluppa pienamente in Italia. Non a caso, secondo l’Istituto Espresso Italiano nel 2024 ne beviamo oltre 30 milioni di tazze al giorno. Al mattino, molti italiani scelgono tra un espresso veloce e la morbida schiuma del Cappuccino; c’è anche chi preferisce gustarli entrambi. Quel che è certo è che sebbene non si abbiano certezze sulla sua comparsa, possiamo ricondurre la sua nascita a più possibili storie:

Cappuccino e le sue radici viennesi

Nell’autunno del 1683, mentre Vienna festeggiava la fine dell’assedio ottomano, l’avventuriero Franz Georg Kolschitzky ottenne alcuni sacchi di chicchi scuri scambiati per foraggio. Con quei chicchi aprì il primo coffee-shop viennese, Zur blauen Flasche (“Alla bottiglia blu”), citato ancora dagli storici. Filtrò i fondi, addolcì con miele e aggiunse latte: nacque così un antesignano del Cappuccino, dal colore nocciola chiaro e dal gusto più morbido, subito apprezzato dai viennesi.

Ma perché lo chiamiamo “Cappuccino”? La spiegazione più quotata punta al saio dei frati cappuccini: la miscela di latte e caffè richiamava il marrone del loro abito, e quando fra Marco d’Aviano—ospite in città su mandato pontificio—addolcì così la bevanda, il cameriere esclamò «Kapuziner!». Una curiosità recente: nel 2022 l’Italia ha candidato espresso e cappuccino a patrimonio immateriale UNESCO, a conferma del legame con la cultura nazionale.

caffè cappuccino, le teorie sulle origini

Storia del cappuccino tra ricette mediche e viaggiatori

Pochi anni dopo, il medico francese Sieur Monin prescriveva una pozione rinvigorente di latte, caffè e zucchero nel suo trattato Pharmacopée Universelle, un esempio di “ricetta funzionale” ante litteram. Nello stesso periodo, fra Marco d’Aviano—sempre pronto a provare nuove bevande—chiese di addolcire la tazza con latte caldo. Il gestore, notando il colore simile al saio, esclamò «Kapuziner!». È un altro tassello della nostra storia del cappuccino.

Un filone alternativo colloca l’origine in una bevanda viennese di fine Settecento fatta di caffè, panna montata e spezie (cannella, noce moscata), poi adattata sulle rive dell’Adriatico: a Trieste quel mix incontrò il gusto italiano e gettò altri semi per il Cappuccino che conosciamo. Non a caso, già nel 1891 il menu del Caffè San Marco presentava il “kapuziner mit schlag” accanto al “nero in tazza”.

Caffè espresso: la svolta che ha definito il Cappuccino moderno

L’alba del Novecento porta il brevetto di Luigi Bezzera (Milano, 1901, n. 153/94): una macchina a leva capace di estrarre l’espresso in poche decine di secondi a 9 bar e 92 °C. Nel 1905 Desiderio Pavoni ne avviò la produzione industriale, mentre Francesco Illy introdusse il sistema a pressione costante nel 1935. Da bar di Torino alle torrefazioni triestine, il Cappuccino assume la forma attuale. Che Vienna compaia in tutte le leggende è fuori dubbio, ma senza l’invenzione italiana dell’espresso sarebbe rimasto un parente lontano—ecco perché lo consideriamo a pieno titolo una bevanda “made in Italy”. Un consiglio? Provalo con la miscela Black Bar di Saida!

caratteristiche e preparazione del cappuccino

Le caratteristiche ideali in tazza

Quando la bevanda arriva al banco, ogni dettaglio conta. Ecco la checklist del barista che punta a un risultato impeccabile:

  • Schiuma setosa spessa 1–1,5 cm, lucida e compatta.
  • Proporzione ideale (standard INEI): 125 ml di latte e 25 ml di espresso.
  • Centro bianco panna orlato da un anello nocciola uniforme.
  • Caffeina media: circa 75 mg per tazza.
  • Profumo intenso che richiama biscotti al forno e nocciole tostate.
  • Corpo vellutato: la crema avvolge il palato senza granelli.
  • Equilibrio fra dolcezza naturale del latte e lieve amarezza dell’espresso.

Curiosità: in Italia ordinarlo dopo le 11 può far alzare qualche sopracciglio—una consuetudine legata al galateo alimentare che evita latte a fine pasto. E se vuoi divertirti, sappi che esistono corsi di latte art (World Latte Art Championship dal 2005): cuori, foglie o motivi semplici prendono forma grazie alla lattiera.

Risultato? Una bevanda ben equilibrata che rende la pausa più piacevole.

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