La storia del pandoro

La storia del pandoro, Saida Gusto Espresso

Le vere origini e la diffusione del pandoro

Sempre, o quasi, presente nelle nostre tavole durante il mese di dicembre, il pandoro rappresenta, insieme al panettone, il dolce natalizio per eccellenza. Ma qual è la vera storia del pandoro?

Caratterizzato da una pasta soffice e da un profumo di vaniglia, il pandoro è spesso preferito al “rivale” panettone (del quale potete trovare la storia qui) per il suo sapore più dolce e per l’assenza di uvette e canditi che ad alcuni non piacciono.

Pandoro: prime testimonianze

Le prime tracce del pandoro risalgono addirittura all’epoca dell’antica Roma. Siamo nel I secolo D.C., e Plinio il Vecchio fa riferimento in uno dei suoi scritti ad una pietanza chiamata “panis”, preparata da un cuoco di nome Vergilius Stephanus Senex e cucinata con fiori di farina, burro e olio.

La storia del pandoro, Saida Gusto Espresso

Pandoro artigianale: origini e diffusione

Non disponendo di molti dettagli sul dolce citato da Plinio il Vecchio, dobbiamo arrivare fino al 1200 per trovare i veri antenati del pandoro.

Il primo è il “Nadalin”, un dessert molto diffuso all’epoca nel territorio veneto, con una forma a stella che ricorda l’attuale pandoro, anche se meno burroso e meno lievitato.

Il secondo dolce da cui potrebbe derivare il pandoro invece è da ricercare fuori dall’Italia, per la precisione in Austria. Si tratta del “Pane di Vienna”, il quale, come suggerisce il nome, aveva avuto natali e diffusione nella capitale austriaca.

Un’altra versione fa invece riferimento ad un dolce della Repubblica Veneziana del 1500 ricoperto di foglie dorate, il “pan de oro”, che spiegherebbe così il nome del nostro attuale pandoro.

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La nascita ufficiale del pandoro

Al netto delle varie versioni sulle origini esite una data ufficiale sulla nascita “commerciale” del pandoro.
Il 14 ottobre 1894 infatti il pasticcere Domenico Melegatti depositò il brevetto per un dolce lievitato a forma di stella a otto punte al Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia.

Egli si ispirò apertamente al “Levà”, un dolce natalizio molto diffuso a Verona preparato con zucchero, mandorle, pinoli e canditi. Melegatti decise di eliminare la copertura di mandorle e canditi, per aggiungere uova e burro, in modo da ottenere una pietanza più dolce e lievitata.
Per la forma venne interpellato il pittore veronese Angelo Dall’Oca Bianca, il quale disegnò l’iconico stampo a piramide tronca e otto punte che ancora oggi contraddistingue il pandoro.

Il dolce fu un successo a tal punto che in poco tempo furono in molti a cercare di imitarlo. A tal proposito pare che lo stesso Melegatti abbia lanciato la “sfida delle mille lire”: chiunque fosse riuscito a replicare alla perfezione la ricetta originale del pandoro artigianale si sarebbe aggiudicato quella cifra. Nessuno riuscì a vincere la sfida!

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